mercoledì 16 aprile 2014

L' EMOZIONE IN GABBIA: LA BALBUZIE...SAI CHE PUOI SUPERARLA?

di Luisa Esposito


"Senza la comunicazione lo spirito non sviluppa una vera natura umana, ma rimane a uno stadio anormale ed indefinito" C.H. Cooley





La balbuzie, disordine della parola in cui la fluidità è interrotta da ripetizioni involontarie di suoni, sillabe o parole, rappresenta un vera e profonda sofferenza in chi la vive. 

Questo disturbo rappresenta, quindi, una presenza ingombrante che limita fortemente esperienze ed emozioni. Potrebbe essere quasi paragonata all’ombra che ci segue: attenta e presente ad ogni nostro passo…

L’impossibilità di comunicare “fluidamente” quando non sono presenti deficit specifici di natura fisica è un’esperienza sconvolgente sul piano emotivo, relazionale e personale. 

In che modo questo incelabile deficit domina sulle scelte che la persona che balbetta è tenuto a prendere nel corso della sua vita e che hanno a che fare con passioni, interessi e desideri? 

Le persone che balbettano sanno di loro contemporaneamente due cose: possono parlare e non possono parlare! E contemporaneamente vivono due forti emozioni: l’ansia di “prestazione” nel momento in cui sono tenuti ad esprimersi e la “frustrazione” che ne segue per non aver avuto una comunicazione fluida. Tutto questo processo si ripete ogni volta che si è tenuti a comunicare. 

La comunicazione allora diventa per la persona che balbetta un’esperienza dolorosa. Un dolore che si manifesta solo al suono dello squillo di un telefono, piuttosto che alla richiesta di informazioni per strada, o ancora nel desiderio di invitare qualcuno a cena

La persona che balbetta è costantemente impegnato al controllo della comunicazione. 
La parola è super controllata, a dispetto di quello che magari immagina chi soffre di questo disturbo: l’attenzione ed il controllo sono eccessivi e la tensione e l’ansia producono il risultato opposto a quello desiderato

Pensiamo per un attimo di controllare e pensare minuziosamente al camminare. Se mettessimo attenzione ad ogni movimento del nostro corpo nell’atto del deambulare, ne deriverebbe un andatura “meccanica” non fluida
Quando questo controllo è applicato alla comunicazione, anche questa ne risulta meccanica, non fluida, tartagliante. 

L’eccessivo controllo limita profondamente un adeguato investimento delle proprie risorse personali, culturali e creative, relegando la persona in un ristretto campo d’azione, sia fisico che mentale. 

Per questi motivi la balbuzie non può essere descritta esclusivamente come un disturbo dell’eloquio, ma, così come rimanda il nome di questo articolo, descrive ampiamente uno stato di sofferenza profondo che abbraccia totalmente la sfera personale e relazionale. La balbuzie crea un importante blocco psichico e relazionale con un conseguente impoverimento del processo di crescita sia individuale che collettivo. 

Avere un disturbo impossibile da nascondere e di ardua risoluzione crea, col passar del tempo, forti sentimenti negativi e svilenti la propria persona. Sono proprio questi sentimenti, questo giudizio e questo iper-controllo ad ostacolare il processo di risoluzione della balbuzie.

Il lavoro per la risoluzione della balbuzie parte da un lavoro su se stessi, che spinga verso la ricerca di un nuove modalità di lettura del modo di guardare a questo disturbo. La persona che balbetta non ha bisogno di essere educato alla parola, perché sa che sa parlare

La cura del disturbo parte da un lavoro sulla propria sicurezza e sul modo di percepirsi in presenza degli altri. La persona che balbetta ha la necessità di espandere, senza blocchi, la propria personalità, migliorando il modo di gestire le proprie emozioni nel momento in cui è chiamato alla parola, riducendo il controllo della sua modalità verbale

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